Serie di gravi episodi di violenza da parte di alcuni detenuti nel Carcere di Rieti. Celle sfasciate, allagate ed incendiate e tentati impiccamenti

Sono trascorse poche ore dalla protesta lanciata da un detenuto che, uscito dalla propria cella, si è arrampicato sul tetto del Carcere di Rieti, che un altro detenuto si è reso protagonista di un ulteriore grave fatto: prima ha allagato la cella, poi ha tentato di incendiarla ed infine ha provato ad impiccarsi, tagliandosi anche il corpo con una lametta rudimentale.

Ma non è tutto; nella serata di ieri, all’atto di chiudere le celle, un altro ristretto ha dato vita a proteste perché pretendeva che rimanessero aperte. Sempre oggi un altro detenuto ha sfasciato la cella mentre un altro, che anch’egli ha devastato la sua cella, si è lesionato il corpo.

Tali ripetuti atti stanno allarmando il sindacato SAPPE che da settimane sta cercando di attirare l’attenzione della politica su quanto sta accadendo presso la struttura penitenziaria di Rieti. “Lavorare così è una follia – evidenzia il segretario Somma, che denuncia: “il SAPPE sollecita l’intervento del Ministero della Giustizia e degli organi nazionali e regionali dell’Amministrazione Penitenziaria, invitandoli anche ad avvicendare il Direttore ed il Comandante di Reparto del carcere, che evidentemente non hanno adeguati stimoli professionali, considerati la fallimentare organizzazione del lavoro e della sicurezza interna. “Qui ci vuole il personale del GOM per ripristinare legalità e sicurezza in carcere. E se non vediamo fatti concreti, siamo pronti ad organizzare manifestazioni di protesta a Roma, sotto il Provveditorato regionale penitenziario”.

Per Donato Capece, leader del primo e più rappresentativo Sindacato dei Baschi Azzurri, “le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di chi ha allargato a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. Per questo confidiamo nel Governo di Giorgia Meloni con Carlo Nordio Ministro della Giustizia e nel pacchetto sicurezza appena approvato in Consiglio dei ministri”.