Stangata per i pendolari della Sabina. Dal 1 gennaio 2024 il pedaggio al casello di Fiano Romano passa da 1,50 a 1,60

Amara sorpresa per i pendolari della Sabina, che dopo 9 anni, dal 1° gennaio 2024 hanno visto aumentare di ben dieci centesimi il prezzo del pedaggio al casello di Fiano Romano della Diramazione Roma Nord. Da 1,50 euro del 31 dicembre 2023, si passa a 1,60 euro nel 2024, con un aumento complessivo dell’1,51%. L’ennesima stangata per i pendolari.

L’aumento delle tariffe che vede coinvolta l’intera rete autostradale, da nord a sud, è stato deciso dal governo in base all’adeguamento dell’aumento dell’inflazione prevista dalla Nota di aggiornamento del Documento di Economia e finanza (Nadef) per il 2024, cioè del 2,3%. Di fatto, per proteggere le entrate dei concessionari autostradali, si applica un meccanismo simile alla vecchia scala mobile, che varrà solo fino a fine marzo 2024; poi le tariffe saranno decise dai Piani economico-finanziari che le società non sono ancora riuscite a produrre.

I consumatori scendono sul piede di guerra: “Sia rispettata la delibera dell’Autorità regolatoria dei trasporti – tuona il presidente onorario di Assoutenti, Furio Truzzi – Chiediamo al Parlamento di votare contro e di riportare la logica degli aumenti tariffari in una visibile e concreta maggiore erogazione di servizi e di sicurezza a giustificazione dei maggiori costi sostenuti dagli utenti. Siamo contro tali aumenti anche perché in un momento ancora delicato possono contribuire a ulteriori spinte inflazionistiche soprattutto per i beni di largo consumo, visto che l’88% delle merci nel nostro paese viaggia su gomma. Chiediamo al Garante dei Prezzi un’analisi immediata e un intervento per scongiurare questo aumento”. Truzzi ricorda anche come le concessionarie nel 2023 abbiano intascato 800 milioni di utile: “La situazione ligure – osserva il presidente di Assoutenti – è particolarmente delicata. C’è da dire che con Aspi abbiamo aperto un dialogo: ci vedremo e parleremo anche di questo. Bisogna dire, però, che questa è una decisione del governo, poi ovvio che i concessionari siano contenti”. Peraltro Aspi, nei sui 3.000 chilometri di rete, ha limitato di aumenti ‘solo’ dell’1,51%, perché aveva già un piano economico-finanziario in scadenza nel 2024.