24 agosto 2023. Sette anni dal Sisma del Centro Italia. L’omelia del Vescovo di Rieti

Carissimi,  questa  celebrazione  eucaristica  vuole  essere  per  tutti  noi  motivo  di  affidamento  al  buon  Dio  anzitutto  dei  nostri  cari, i  cui  nomi  sono  scritti  non  solo nel nostro cuore ma, per l’eternità, nel cuore stesso di Dio; ma è anche motivo di affidamento di noi stessi e delle nostre vite, dei nostri  scoraggiamenti ma  soprattutto delle nostre  speranze.

 La Parola che abbiamo ascoltato viene da Dio, è suo dono, è Lampada che brilla in luogo oscuro finchè venga la luce, perciò è parola degna di  fiducia,  come  nessun’altra.  Solo  Dio  ha  parole  competenti  e  affidabili  per  i  nostri  cuori  perché,  nonostante  dubbi  e  fatiche,  camminiamo  nel  bene,  prendendoci  per  mano,  sostenendoci  a  vicenda,  mai  disperando.  Come  Pastore  di  questa  terra  martoriata  e  ferita  sento  di  esortarci  reciprocamente  anzitutto  ad  essere  e  a  fare comunità e a tendere molto a questo. Abbiamo bisogno di essere salvati dalla solitudine e dalla dispersione, dalla tristezza e dallo sconforto che ci  portiamo  tutti  dentro. 

È solo Gesù, la Speranza fatta carne, a salvarci, a farci ripartire continuamente, talvolta anche rivedendo i nostri modi, le nostre prospettive, le nostre “certezze”. È stato così per BartolomeoNatanaele, l’Apostolo di cui facciamo memoria oggi. È uno dei Dodici, chiamato ad una particolare intimità col Maestro. L’altro Apostolo, Filippo, gli comunica una bella notizia: finalmente abbiamo trovato l’Atteso, Colui di cui parla tutta la Sacra Scrittura, il Messia, Gesù di Nazareth. Bartolomeo non sembra affatto un credulone, non si lascia sedurre facilmente,  anzi  tiene  alte  le  sue  difese;  tra  l’altro  sentire  di  uno  che  viene  dalla  sconosciuta Nazareth  non  sembra  proprio  aprire  buone  possibilità. 

Eppure la scelta di Bartolomeo di non rimanere arroccato sulle proprie posizioni, aiutato dal “Vieni e vedi” di Filippo, fa ripartire la vita secondo vie inedite e non precisate, in una amicizia col Signore che sarà portatrice di una promessa che può fa “aprire il cielo”, quel cielo che dal 24 agosto di sette anni fa anche a noi sembra essere chiuso. a siamo qui a coltivare la fiducia nel Dio di Gesù Cristo che non ha smesso di esserci Padre e mai lo  farà.

Questa pagina del Vangelo, in ultimo, ci  ricorda oggi che qualcosa di nuovo accade  solo quando riusciamo a fare comunità. È questa la premessa e la forza liberante per tutto. Bartolomeo senza Filippo sarebbe rimasto al riparo, in difensiva ma comunque solo e senza la possibilità di conoscere Gesù, l’Uomo Dio che da Nazareth, da dove nessuno avrebbe scommesso un centesimo, veniva a  portare  luce  a  tutti  coloro  che  erano  nelle  tenebre  e  nell’ombra  di  morte.  Di  questa  Luce  ne  sentiamo  oggi  più  che  mai  profonda  nostalgia  e  desiderio. 

E questa Luce si offre a ciascuno, gratuitamente ma almeno con l’impegno di desiderarla.  Benedetta  la  nostra  vita,  cari  fratelli  e  sorelle,  quando  ci  accorgiamo  degli  altri  e,  anche  in  memoria  dei  nostri  cari,  con  tenerezza,  ci  disponiamo ad accogliere, a non lasciare ai margini, a fare comunità perché solo un ù grande e forte senso di comunità ci potrà aiutare ad accorgerci  che,  nonostante  tutto,  il  cielo  su  di  noi  non  è  rimasto  chiuso:  sì,  una  comunità  più  forte  del terremoto. E il Buon Dio doni a ciascuno, secondo le proprie responsabilità, di fare bene il bene,  senza risparmiarci. Amen. 

Vito Piccinonna, vescovo di Rieti