Paziente del Diagnosi e Cura del De Lellis di Rieti aggredisce un agente in servizio

“Sembra davvero non fermarsi più la scia di aggressioni che il personale di Polizia Penitenziaria è costretto a subire a causa di una Amministrazione assente e vuota di contenuto –  denuncia Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – durante il turno di piantonamento, un internato proveniente dalla locale REMS reatina, ricoverato presso il reparto di Diagnosi e Cura dell’ospedale de Lellis, ha proditoriamente aggredito uno degli Agenti di servizio con un pugno all’orecchio sinistro facendolo ricorrere alle cure del Pronto Soccorso. Veramente incredibili le motivazioni di questa assurda violenza: futili motivi legati, a quanto pare, allo sguardo del personale di Polizia Penitenziaria preposto”.

“il SAPPE, il primo sindacato di Polizia Penitenziaria, ancora una volta evidenzia l’inefficienza di questa Amministrazione Penitenziaria, che sta mandando i propri uomini al macello. Non passa giorno in cui i poliziotti in servizio nel distretto laziale non siano vittime di episodi violenti da parte dei ristretti – aggiunge Somma – tutto ciò è sconcertante, soprattutto per l’inerzia e la mancanza di provvedimenti da parte degli organi preposti dell’Amministrazione Penitenziaria. Non sono più rinviabili azioni risolutive che pongano fine a tali azioni violente. Quanto può resistere ancora il personale di Polizia Penitenziaria in servizio nella Regione Lazio e nella Casa Circondariale di Rieti in particolare, in emergenza ormai ogni giorno? E quando si decideranno i nostri Uffici ministeriali a prendere provvedimenti”.

Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria “la situazione è sempre più critica a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. Chiediamo l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato” – conclude Somma.