Cratere reatino, fragilità storiche e nuove prospettive: lo studio Unindustria sul rilancio dei territori
I Comuni del cratere sismico della provincia di Rieti si collocano all’interno di un contesto territoriale complesso, segnato da vulnerabilità strutturali di lungo periodo, acuite dal terremoto del 2016, ma anche da potenzialità che attendono di essere valorizzate. La necessità di ripensare il modello di sviluppo emerge con chiarezza dallo studio “Focus Area Sisma. Sviluppo territoriale dei comuni del cratere della provincia di Rieti, Strategie di rilancio tra transizione climatica e sfida demografica”, commissionato da Unindustria, elaborato da Eures e realizzato con il contributo della Camera di Commercio Rieti Viterbo. Il documento è stato presentato nel corso della Consulta delle imprese di Unindustria Rieti e propone una lettura organica delle criticità esistenti, accompagnata da indicazioni operative per una rigenerazione efficace.
Lo studio evidenzia come gli eventi sismici abbiano amplificato problemi già radicati, quali l’isolamento geografico, la carenza di infrastrutture e la progressiva perdita di popolazione. Proprio il dato demografico rappresenta l’aspetto più allarmante: dal 2016 l’area del cratere ha registrato una riduzione della popolazione pari al 6,6%, con decrementi superiori al 20% ad Accumoli e Amatrice nell’arco dell’ultimo decennio. L’elevato indice di vecchiaia, unito al fatto che oltre il 70% delle abitazioni nei piccoli centri risulti inutilizzato, contribuisce a un processo di marginalizzazione che incide sulla tenuta sociale ed economica dei territori. A questo scenario si affiancano collegamenti stradali e ferroviari insufficienti, tempi di percorrenza superiori alla media nazionale, una crescente desertificazione bancaria e un marcato divario digitale, elementi che limitano l’accesso ai servizi e frenano lo sviluppo imprenditoriale.
Accanto alle fragilità, l’analisi individua però alcune direttrici di crescita in grado di innescare un’inversione di tendenza. Centrale è il tema della formazione e del rafforzamento del capitale umano. Il polo universitario “Sabina Universitas” viene indicato come una risorsa strategica per l’attrazione di competenze qualificate, in particolare in settori coerenti con le vocazioni locali, come l’ingegneria sostenibile e l’economia dell’innovazione. La presenza dell’università, combinata con costi abitativi relativamente contenuti e un’elevata qualità ambientale, può favorire il ritorno o l’insediamento di giovani e famiglie. Un ulteriore ambito di intervento riguarda il recupero del patrimonio edilizio inutilizzato: il riuso di immobili e seconde case, attraverso politiche di rigenerazione urbana ed edilizia sostenibile, rappresenta una leva importante per rivitalizzare i borghi interni.
In questo quadro, lo studio colloca il Piano Industriale del Lazio come riferimento strategico per costruire una visione di medio e lungo periodo. Il Piano punta sul potenziamento delle infrastrutture per la mobilità, su un sistema economico più solido e orientato a innovazione e digitalizzazione, e sul rafforzamento delle filiere produttive locali. Particolare attenzione viene riservata alla logistica avanzata, alla manifattura sostenibile e allo sviluppo di filiere integrate che uniscono agricoltura, trasformazione alimentare, turismo enogastronomico e tutela ambientale. Sono inoltre previste azioni di riqualificazione delle aree industriali esistenti e politiche di attrazione di investimenti innovativi. Per i Comuni del cratere, queste linee guida delineano un percorso di rilancio fondato su modelli economici circolari, digitali e a ridotta impronta ambientale, capaci di restituire prospettive di crescita e coesione a territori duramente colpiti.


