Contigliano, il Vescovo Vito lancia la traccia pastorale per il 2026: «Testimoni e ministri della gioia del Vangelo… fino all’orlo»
Nel tardo pomeriggio del 10 ottobre, al centro pastorale di Contigliano, il vescovo Vito Piccinonna ha presentato la nuova traccia pastorale per l’anno 2025-26 della diocesi di Rieti. Il documento, intitolato «Testimoni e ministri della gioia del Vangelo… fino all’orlo», raccoglie e rilancia le suggestioni suscitate dalle celebrazioni di avvio per gli 800 anni della Cattedrale e le indicazioni emerse dall’assemblea pastorale di settembre e dagli incontri di zona e di vicaria che ne sono seguiti. L’intento è di offrire una direzione condivisa, ma non chiusa, per il cammino ecclesiale dei prossimi mesi.
Il vescovo ha definito la “traccia” come un testo aperto, destinato a crescere insieme al passo della comunità. Non un piano da eseguire, ma un percorso da abitare, dove la fedeltà al Vangelo si intreccia con l’ascolto reciproco e la capacità di leggere i segni del tempo. La metafora scelta – le nozze di Cana – orienta il discorso verso la concretezza: la Chiesa è invitata a riempire d’acqua le anfore, a non rimandare il servizio, a fidarsi che la grazia possa trasformare il quotidiano in vino buono.
La serata di presentazione, partecipata da sacerdoti, religiose, operatori pastorali e laici di molte parrocchie, ha avuto il tono di un momento di comunione più che di un atto formale. La “traccia” nasce infatti da un dialogo già avviato e invita a proseguirlo. Il vescovo ha ricordato che «senza la sinergia dello Spirito al massimo si mette su una comitiva», ma con la fiducia e la responsabilità di ciascuno la comunità può tornare a essere segno e strumento di gioia.
Il documento intreccia diversi piani: la Parola come radice, la famiglia come luogo educativo e missionario, la domenica come tempo generativo della comunità, la ministerialità come esercizio concreto di corresponsabilità. In controluce emerge l’immagine di una Chiesa che non misura ma trabocca, che non teme di riconoscere la fatica, ma continua a credere nel miracolo della presenza.
Tra i passaggi più significativi, l’invito a ripartire dagli adulti e dalle famiglie, considerate non semplici destinatari ma soggetti attivi dell’annuncio. La pastorale familiare è chiamata a una cura rinnovata, capace di sostenere le relazioni fragili e di custodire la fiducia anche nei contesti più complessi. L’accento posto sulla “maternità” della Chiesa richiama un atteggiamento di prossimità che sa prendersi carico della fragilità e trasformarla in occasione di crescita.
Ampio spazio è dedicato alla vita comunitaria e alla dimensione liturgica. La domenica, definita «Pasqua settimanale», torna a essere il centro del cammino di fede. Le celebrazioni sono invitate a recuperare dignità, silenzio e senso di festa, evitando tanto la sciatteria quanto il formalismo. L’eucaristia è intesa come segno di una comunità viva, capace di riconoscersi convocata e inviata.
Un capitolo importante riguarda la ministerialità e il cammino sinodale. La “traccia” invita a formare laici e laiche che assumano responsabilità nella catechesi, nella consolazione, nella vita sociale. «Senza personalismi, senza presenzialismi», scrive il vescovo, ma nella disponibilità del cuore e nella consapevolezza che i ministeri non sono un premio, bensì un servizio reso all’intero popolo di Dio.
Il testo si chiude con uno sguardo che unisce fede e storia. La Valle Santa è proposta come “officina della pace”: un laboratorio di dialogo e fraternità che parte dal patrimonio francescano per aprirsi alle sfide del presente. La pace, vi si legge, non è assenza di conflitti, ma capacità di attraversarli senza distruggersi, facendone occasione di incontro e di crescita comune.
La “traccia” pastorale 2025-26 si presenta così come un documento di orientamento e di respiro. Non indica soltanto mete, ma suggerisce uno stile: quello di una Chiesa che resta in ascolto, che si lascia educare dalla Parola e che, pur conoscendo la fatica del tempo, continua a credere nella possibilità di una gioia piena – fino all’orlo.



