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LPN-Salute: Uap, grande adesione alla manifestazione del 25 settembre. “Vogliamo chiarezza sulle norme”

Grande adesione a Uap – Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata – per la manifestazione del 25 settembre che vedrà unite le maggiori associazioni di categoria degli ambulatori, poliambulatori e ospedalità privata, rappresentative di oltre 27.000 realtà sanitarie sul territorio: FederAnisap, A.I.S.I., Confapi, Unindustria, AIOP, ARIS, Fenaspat, FederBiologi, Anmed, FederLazio, Confcommercio, A.N.D.I.A.R., Consorzio Universitario Humanitas, Confederazione Sindacati Accreditati (CSA), SBV – Sindacato Branca a Visita, Sindacato Nazionale Area Radiologica, FNOMCEO, Cimest, OMCEO, ANSOC, Movimento Uniti per Unire, Associazione Gruppo Biologi, Fondazione Longevitas, AMSI – Associazione Medici di Origine Straniera, UMEM – Unione Medica Mediterranea, ANAAO – Assomed, Eurocomunicazione, La voce del Parlamento, Confesercenti Roma e Lazio, Galeno – Fondo Sanitario Integrativo per i Medici, My Assistance, UGL Salute, Conf.A.E.L., WEBTV Scuola Unione per l’Italia, A.F.O.R.P. e Istituto Diagnostico Varelli, AISIC, Conflavoro.

Il presidente dell’Uap, Mariastella Giorlandino, chiede al Governo chiarezza sulle norme ed il rispetto della legalità nelle procedure.
“Attualmente, le tariffe vigenti sono ferme dal 1991 e tutte le strutture che erogano prestazioni sanitarie con autorizzazioni regionali sono schiacciate da norme che richiedono stringenti requisiti, mentre il Governo ha destinato negli ultimi 3 anni oltre 120 milioni di euro alle farmacie per l’esecuzione di screening di cui nessuno si assume la responsabilità civile e penale in caso di errore diagnostico, prive quindi di requisiti e appropriatezza.

Al contrario – prosegue la presidente Uap – ancora si sta discutendo sui tagli da apportare al Nomenclatore tariffario e ai LEA, che lo scorso anno dovevano subire un taglio dell’80%, procrastinato al 2025, che avrebbe coinvolto le aziende e soprattutto gli ospedali pubblici delle Regini in piano di rientro. A tal proposito, l’Uap chiede che vengano mantenuti gli attuali LEA e l’attuale Nomenclatore Tariffario con l’indicizzazione del 75% di anno in anno come tutti i fornitori”.

“È inconcepibile – spiega Uap – che le strutture private siano sottoposte ad autorizzazioni regionali e al rispetto degli oltre 420 requisiti richiesti dal D.Lgs. n. 502/1992, mentre le farmacie possono erogare i medesimi servizi sanitari solo con il possesso di un’autorizzazione comunale alla vendita di prodotti. Ed è bizzarro che vengano destinati così tanti milioni di euro per degli screening privi di alcun valore clinico-diagnostico. Da una parte si offre denaro, dall’altra si taglia in virtù di presunte indisponibilità di fondi nella sanità. Questi fondi ci sono o non ci sono?. Da quanto ci risulta – prosegue Giorlandino – la Ragioneria dello Stato da anni destina alle Regioni fondi per il nomenclatore e per i nuovi LEA”.

L’Uap, quindi, chiede che il Decreto Concorrenza (che sarebbe più corretto definire Decreto Trasparenza) sia definitivamente sospeso, in quanto “inapplicabile alle strutture sanitarie, vere e proprie strutture private non demaniali, con oltre 400.000 dipendenti, che non possono rischiare di far perdere il posto di lavoro ai tanti dipendenti e che non si ceda a pressioni di lobby e multinazionali”.

Infine, l’Uap chiede che “tutte le strutture che non arrivano alle 200.000 prestazioni si possano aggregare in rete, considerando la stranezza che per le strutture sanitarie si chiede il rispetto di un budget regionale, mentre le farmacie non sono soggette ad alcun controllo dei soldi pubblici nè tantomeno al rispetto del fabbisogno territoriale. Quindi – conclude Giorlandino – noi tutti insieme, uniti per unire (come il nome di una delle associazioni presenti) cerchiamo risposte, chiarezza, trasparenza e il rispetto della legalità da parte delle autorità interposte, anche a tutela della professione medica e contro le aggressioni di cui abbiamo registrato cronache drammatiche anche di recente”.