500 mila euro di risarcimento per essere stato contagiato da sangue infetto durante un intervento
La Corte d’Appello di Roma conferma il risarcimento di 500 mila euro ad un reatino positivo al virus dell’epatite C in seguito ad interventi chirurgici, risalenti al 1975, effettuati all’ Istituto di Clinica Chirurgica dell’Università di Roma La Sapienza
La Corte d’Appello di Roma, V sezione Civile, presieduta da Marianna D’Avino, ha ribadito, comunicandola nei giorni scorsi, la sentenza che nel 2018 condannava il Ministero della Salute al risarcimento di circa 500 mila euro per i danni subiti da un cittadino residente a Rieti. Il caso è seguito dagli avvocati Pietro Frisani e Chiara Del Buono dello Studio Legale Frisani di Firenze.
L’uomo è stato contagiato da sangue infetto in seguito a due interventi chirurgici contemporanei al rene sinistro a cui era stato sottoposto all’ Istituto di Clinica Chirurgica dell’Università di Roma La Sapienza nel 1975, quando ancora non aveva 30 anni.
Solo nel 2012 esami medici di routine avevano rilevato che era positivo al virus HCV, che distrugge le cellule del fegato. L’infezione si è successivamente evoluta in cirrosi epatica e in epatocarcinoma.
Nel 2014 la Asl di Rieti aveva riconosciuto il nesso tra la malattia che lo affliggeva e le trasfusioni di 37 anni prima. Dalla copia degli esami eseguiti sul sangue donatogli nel 1975 era emerso, come in tanti casi analoghi, che le sacche utilizzate non avevano avuto nessuna analisi preventiva. Da qui la richiesta del risarcimento.
Nel 2017 il consulente tecnico d’ufficio del Tribunale, gli aveva riconosciuto una forte riduzione dell’integrità psicofisica e prossimamente dovrà sottoporsi a trapianto di fegato. Aspetto quest’ultimo valutato nella definizione dell’entità del risarcimento dalla Corte d’Appello di Roma.
Gli Avvocati Pietro Frisani e Chiara Del Buono si dichiarano estremamente soddisfatti per il riconoscimento delle ragioni del proprio assistito anche in sede di appello, ottenute dopo una lunga battaglia legale.