L’Ordine degli avvocati di Rieti si conferma il secondo, a livello nazionale, per la maggiore rappresentanza femminile
L’Ordine di Rieti, con soli 412 iscritti si conferma il secondo, a livello nazionale, per la maggiore rappresentanza femminile, con una percentuale del 59,5% di donne nel 2023, preceduto dall’Ordine di Busto Arsizio, dove la percentuale di donne nel 2023 era del 62%. Al contrario, l’Ordine di Roma è quello con la percentuale più bassa di avvocate nel Distretto, con il 44,7% (11.205 donne vs. 13.884 uomini).
All’interno del Distretto di Roma, l’Ordine degli avvocati di Roma registra il calo percentuale più contenuto (-0,4%) di professionisti, passando da 25.199 avvocati attivi nel 2022 ai 25.089 del 2023; seguono Viterbo (-0,9%) e Frosinone (-1,5%). L’Ordine di Cassino è, invece, quello che con il decremento più marcato (-3,1%).
Nonostante il calo degli iscritti, nel Lazio il reddito medio degli avvocati è aumentato del 4,2%, passando dai 52.986 euro del 2022 ai 55.192 euro nel 2023. In merito al dato assoluto la regione si posiziona al terzo posto in Italia, subito dopo Lombardia (77.598 euro) e Trentino-Alto Adige (66.558 euro).
Da un punto di vista della parità di genere, la percentuale di avvocate in Lazio è rimasta stabile al 48,1% sia nel 2022 che nel 2023. Si conferma, tuttavia, una persistente disparità di genere in termini di reddito: nel 2023 le avvocate nel Lazio hanno guadagnato il 57,6% in meno rispetto ai loro colleghi (31.959 euro vs. 75.295 euro). Il Lazio è la seconda regione italiana per disparità reddituale, subito dopo la Lombardia, dove le avvocate guadagnano il 59,6% in meno rispetto agli uomini.
“Ci troviamo – continua Martinez – in un mercato nazionale sovraffollato, dove i grandi studi legali d’affari sono concentrati tra Milano e Roma con un processo di aggregazioni che è ancora in corso e una parcellizzazione nel resto del Paese che non garantisce redditi ai livelli di altri Paesi europei. Ci sono anche i tanti legali che lavorano nelle aziende ma è un mondo diverso dalla libera professione. In Italia il percorso formativo e d`ingresso nella professione è più lungo e selettivo rispetto a tantissimi Paesi del Mondo, forse si dovrebbe intervenire anche in questa direzione per imprimere una svolta a questa professione”.