Coldiretti Lazio: “L’aumento della captazione di acqua dalle sorgenti Peschiera-Le Capore verso Roma creerà problemi al mondo agricolo che rappresentiamo”
“Da tempo apprendiamo notizie in merito alla importantissima messa in sicurezza e al raddoppio dell’acquedotto del Peschiera – Capore, ritenuta la più significativa opera idraulica d’Europa. Da una prima analisi dei Dpcm emanati, però, non ci sembra che sia prevista una concreta programmazione per la compensazione sostenibile delle risorse idriche ad un territorio, che non solo garantisce acqua potabile alla città di Roma, ma dovrà anche sopportare gli ingentissimi lavori infrastrutturali”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, che in merito ha chiesto un incontro al Commissario Straordinario grandi opere, l’ingegner Massimo Sessa.
Partendo dalle sorgenti con 87 km di acquedotto di cui 27 in galleria, in pochi anni e con un intervento di oltre 2 miliardi di euro, saranno garantite tutte le esigenze idropotabili della città metropolitana di Roma e della sua municipalizzata ACEA. L’investimento cofinanziato per il 30%, grazie all’utilizzo della tariffa ACEA, potrà garantire acqua potabile a tutta la provincia di Roma, grazie alla captazione di 14000 lit/sec. dai territori di origine.
Ed è proprio la captazione a rappresentare una delle preoccupazioni maggiori del mondo agricolo che Coldiretti Lazio rappresenta. “L’ingente valore della captazione – prosegue Granieri – metterà a rischio elementi naturali di approvvigionamento idrico a partire dalla riduzione di corsi di acqua fino ad oggi utilizzati alla programmazione di sigillatura dei fontanili rurali. Abbiamo la certezza che l’esigenza idropotabile sia prioritaria, ma che non può essere disgiunta da esigenze idriche che, se non considerate, metteranno a rischio il futuro agricolo di un territorio ad elevata produzione di alta qualità”.
Un confronto, quello chiesto al Commissario Straordinario alle grandi opere, Massimo Sessa, che Coldiretti Lazio ritiene possa essere di aiuto a dare certezze ai suoi associati, oltre 10 mila nelle sole province di Rieti e Roma, colpiti dai difficili periodi di calamità, soprattutto di siccità, che sommano anno dopo anno risultati negativi. Tutto questo sta mettendo a rischio il loro reddito, già provato da forti disequilibri e speculazioni di mercato.