Colpevole in primo grado di aver bruciato il marito. La Corte di Appello di Roma conferma la condanna nei confronti di Braulina Cozzulla

La Corte d’assise d’appello di Roma conferma la condanna a 21 anni nei confronti della 44enne Braulina Cozzula, ritenuta colpevole dell’omicidio del marito Valerio Amadio. 

La donna, di origini brasiliane, dopo essere uscita di casa il 25 Novembre 2019, era tornata con una tanica con liquido infiammabile, con cui aveva cosparso il corpo del marito. La vittima, avvolta dalle fiamme, morì carbonizzata nel salone di casa.

A marzo,  la Corte di Cassazione aveva annullato, con rinvio, la sentenza di secondo grado (condanna a 21 anni) nei confronti della donna. Ieri, i giudici si sono ritirati in Camera di consiglio e poi la conferma della sentenza. «Per certi versi, potremmo dire che si è deciso di non decidere – commenta il legale dell’imputata, Castorina. – Valuteremo tra 90 giorni le motivazioni della sentenza per poi decidere se ricorrere in Cassazione contro la sentenza d’appello, in quanto il principale nodo non è stato ancora mai sciolto e cioè se Cozzula volesse uccidere intenzionalmente o no. Le cause dell’innesco, inoltre, non sono state mai determinate, né se furono intenzionali o accidentali, in quanto il cospargimento di benzina poteva essere solo un’azione intimidatoria e dimostrativa». A Cozzula era stato riconosciuto un «disturbo borderline, istrionico e paranoide della personalità, con considerevole compromissione della capacità di volere». Attese le motivazioni su due aspetti-chiave: se ci fu volontà di uccidere e se l’innesco si originò per eventi esterni e accidentali.