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Benessere animale. Aziende in crisi per il mancato pagamento della misura. Coldiretti scrive alla Regione: “Ne va della loro sopravvivenza”

“E’ essenziale il pagamento immediato delle domande di benessere animale per poter dare liquidità agli allevamenti laziali e garantire la loro sopravvivenza”. Lo chiede a gran voce il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, che in merito ha scritto all’assessore regionale al Bilancio, Programmazione economica, Agricoltura e sovranità alimentare, Caccia e Pesca, Parchi e Foreste, Giancarlo Righini, per sollecitare la lista delle domande con eco-schema 1, livello 2, che la Pisana deve chiedere ad Agea per rispettare le linee di demarcazione, in modo tale da sbloccare la misura di benessere animale per tutte le aziende. Accanto a questo la richiesta del pagamento dell’acconto nella misura del 90%. Premio che peraltro veniva pagato gli anni scorsi almeno con anticipi nel mese di novembre dell’anno della domanda.

“Una richiesta motivata dall’aumento importante dei costi di produzione – prosegue Granieri – a partire dai mezzi tecnici, ai concimi ed energetici, che non vengono sostenuti dai costi di realizzazione dei prodotti venduti”.

Il pagamento dell’acconto nella misura del 90% permetterebbe alla Regione, una volta calcolato l’importo della demarcazione delle UBA a pascolo da parte di Agea, di trattenere l’importo dell’eco-schema 1, livello 2, sul pagamento del saldo Benessere Animale, con risultato di soddisfazione da parte degli allevatori della nostra Regione.

“Una situazione insostenibile per le aziende zootecniche della nostra regione – conclude Granieri –  che sono state tra quelle più colpite dalla crisi economica determinata dalla pandemia e hanno dovuto fare i conti anche con l’aumento dei costi delle materie prime, causati dal conflitto in Ucraina, fino ai danni provocati dai cambiamenti climatici. Aziende che continuano a lavorare, ma vedono i loro guadagni ridursi”.

Negli ultimi cinque anni nel Lazio abbiamo perso duecento allevamenti costretti a chiudere a causa dei prezzi di produzione troppo alti. A rischio c’è un intero settore. Nel Lazio il comparto zootecnico conta oltre un milione di capi e offre lavoro nelle 17 mila aziende presenti a più di 30 mila dipendenti. Sul nostro territorio sono presenti oltre un milione di capi dei quali oltre 190 mila bovini, più di 77 mila bufalini, circa 800 mila ovini e 43 mila caprini, oltre 50 mila i suini.

Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.