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Mercoledì delle Ceneri. Le celebrazioni officiate dal Vescovo Vito che ha inviato ai reatini una lettera per la Quaresima

Nella serata di ieri celebrazioni per il Mercoledì delle Ceneri a Sant’Agostino. Ad officiare, il vescovo Vito Piccinonna. Per l’occasione, il vescovo Vito ha inviato a tutte le famiglie del reatino una lettera di seguito riportata:

Iniziamo insieme questo cammino quaresimale che ci condurrà alla Pasqua. Le parole del Santo Padre Francesco nel suo Messaggio per questa Quaresima faranno tanto bene al nostro andare soprattutto se cercheremo di non disperdere il dono di questi Quaranta giorni. Tutta la nostra esistenza umana e da credenti può certamente essere rappresentata come un andare dall’Egitto alla Terra promessa, dalla terra del faraone e della schiavitù a quella della libertà dei figli di Dio. Questo passaggio è possibile solo attraversando il deserto, camminando anche nella notte. È una fatica non delegabile, è un viaggio da fare in prima persona. Altrimenti si è uomini e credenti a metà e la Pasqua non fiorisce.

“Il faraone spegne anche i sogni, ruba il cielo…” scrive il Papa: la schiavitù più grande è quella di cui non siamo consapevoli. A quali schiavitù allude? Che significa perdere i sogni? Magari stiamo pensando che desideriamo tante cose, e dunque non comprendiamo quali sogni stiamo perdendo e qual è il Faraone di cui stiamo parlando.

La differenza è tutta qui: desiderare qualcosa che ci “riempia” è un bisogno, non un sogno. I bisogni – visibili e invisibili, materiali e immateriali – riguardano il nostro ritenere e sentire che la vita valga soltanto se “soddisfacente”. I sogni, invece, corrispondono alla nostra ricerca di libertà che non è libertà di fare qualsiasi cosa… Paradossalmente si può essere schiavi anche quando non si hanno catene.

La libertà non è libertà di ma libertà per e non elimina il senso del limite ma lo attraversa, lo contempla e, proprio a partire da quel limite, chiede a Dio di parlarci.

Proviamo a chiederci: cos’è che ci opprime a tal punto da poter onestamente riconoscere che ci possiede?

Alcuni di noi, per esempio, sono posseduti dal bisogno di essere visti, di sentirsi importanti, di essere amati: sicuramente tre aspirazioni molto belle. Sembrerebbe non esserci nulla di male in esse ma possono diventare il nostro faraone se questi tre bisogni, pur legittimi, ci inchiodassero al solo soddisfacimento personale, distorcendo l’immagine di noi stessi, degli altri e pure di Dio se di fatto ci condannassero a perderci pur di inseguire l’immagine “perfetta” di noi stessi.

Che fare in questo deserto?

Guardare Gesù in croce, fissarlo: nudo, picchiato, povero, ingiustamente condannato, mentre si mostra a noi nel coraggio della sua autenticità. E attraversando la morte, trova l’eternità. Eccola la liberazione: cercare qui, adesso, la Terra Promessa e costruirla insieme, da fratelli e sorelle.

La fratellanza e la sorellanza spezzano le catene del cercare solo se stessi e solo per se stessi. A mettersi in cammino nel deserto sono fratelli e sorelle: da soli si diventa deserto! Il necessario sta nell’altro!

Il faraone nelle nostre vite oggi più che mai ha la forma della egolatria, del vivere pensando ed agendo come se fossimo dio, come se tutto ruotasse attorno a noi. Si può stare nella storia, nel vivere sociale ed ecclesiale con questa postura. È una tentazione antica. Ci riguarda tutti e da sempre; ma occorre accorgercene e volercene liberare. Tuttavia da soli non ci riusciamo. Ed è il Signore Gesù con la sua Parola e con il suo Spirito a liberarci: chiediamogli di accompagnarci in questo cammino in cui lasciamo andare i bisogni per trasformarli in sogni: chiediamogli di farci riscoprire fratelli e sorelle, semplicemente! Lasciamo per terra la maschera di noi stessi e riprendiamo la nostra vera immagine che ci è stata consegnata nel Battesimo. È questo il senso della nostra conversione a cui siamo chiamati in questo tempo speciale.

Il faraone ci illude, ci spegne la consapevolezza, ci toglie la capacità critica, il desiderio della ricerca, fiacca il cammino di verità. Il faraone “ci rende esausti e insensibili… ci divide e ci ruba il futuro” (Papa Francesco). Ma tu sei Figlio/Figlia! Resta in piedi, aggrappati a Colui che per te ha vinto nel deserto, ha vinto la notte e la morte e continua a darti forza nella vita.

Non aver paura del deserto che sembra tale: quello più pericoloso si traveste!

Non aver paura se ha la forma delle domande a volte anche senza risposta, dei dubbi, del dialogo cuore a cuore con il Signore, anche quando sembra che Lui non risponda.

Pure nel deserto parlerà al cuore, aprirà varchi nuovi e sarà primavera.

Nel cammino si rivelerà nella forma che non ci aspettiamo: non solo quella potente che divide le acque ma anche quella tenera che si manifesta in un soffio.

Mettiamoci in cammino, insieme, seguiamo Gesù, nostra Libertà e nostra Liberazione.

Auguriamoci di percorrere il deserto riconoscendo il nostro Maestro e Signore in “Gesù Cristo, il Dio di quelli che cantano” (Clemente di Alessandria).

Coraggio, la Pasqua ci attende!