Valle del primo Presepe: si è conclusa l’edizione degli ottocento anni. Successo per l’evento “La notte di Greccio”
L’impronta degli 800 anni dal primo presepe di Greccio è risuonata nel teatro Flavio Vespasiano per l’evento conclusivo della Valle del Primo Presepe. A porre il sigillo sulla settima edizione dell’iniziativa, concepita dalla diocesi di Rieti per immergersi nel complesso di significati evocati dal gesto originariamente compiuto da san Francesco, lo scorso 13 gennaio è stata la musica dell’oratorio “La notte di Greccio”, composto e diretto dal maestro Giovanni Proietti Modi. Un’opera per coro e voci soliste che trasferisce sul pentagramma le parole, le emozioni, le immagini della notte straordinaria del Natale 1223, a partire dalla testimonianza più diretta: il racconto di Tommaso da Celano.
Il messaggio è chiaro: tornare alle Fonti senza tradirle, per attingere a una ricchezza di pensiero e spiritualità da interpretare nel tempo presente. Una sfida costante, a ben vedere, per la Valle del Primo Presepe, che ha cercato di calare un progetto pastorale e culturale in una moltitudine di riflessioni, linguaggi, azioni, relazioni. Alcune esperienze sono diventate ricorrenti: i concorsi artistici legati al presepe, il laboratorio con i mattoncini colorati, gli interventi dei madonnari, lo sguardo accompagnato verso il cielo dall’osservatorio astronomico digitale di Stargate Planetarium, l’attenzione alla musica nelle forme più diverse: da quella tradizionale degli zampognari, ai concerti nella chiesa di San Domenico. Tutti eventi che hanno avuto una grande partecipazione.
Con gli anni alcune relazioni si sono consolidate, sono state “messe a sistema”, come nel caso della collaborazione con Wikimedia Italia e l’indispensabile supporto con l’Associazione Nazionale Amici del Presepio. La Valle del Primo Presepe ha posto Rieti e la Valle Santa al vertice di un triangolo territoriale condiviso con La Verna e Assisi, ha catturato lo sguardo dell’intero mondo francescano, ha sollecitato l’attenzione dei media e accompagnato decine di passaggi televisivi in tante reti e trasmissioni nazionali. Grande soprattutto l’attenzione della televisione pubblica, grazie al partenariato con RAI Cultura e RAI Pubblica Utilità. Un movimento rafforzato da un accordo siglato con l’Agenzia Nazionale del Turismo che, rilanciato lo scorso luglio, può estendere ulteriormente la propria risonanza.
Perché l’anno dell’anniversario della Regola e del primo presepe si è concluso, ma l’importanza universale dell’eredità francescana è vitale, perfettamente contemporanea, spiritualmente inesauribile. Da questo punto di vista, il grande presepio accolto in piazza San Pietro dal Vaticano, fatto realizzare dalla diocesi di Rieti tramite sponsorizzazioni private, è emblematico. Il progetto commissionato a Francesco Artese, attraverso il coordinamento di Fondaco si è concretizzato grazie al talento delle maestranze di Cinecittà ed è stato un segno importantissimo: nell’arco di un mese, il cuore della cristianità ha raccontato al mondo, tramite le immagini e a un milione di persone in presenza, l’unicità della Valle Santa, amplificando il messaggio di Greccio senza distorsioni, senza negare la misura dei luoghi, senza tradire la loro natura “minore”. Una consonanza perfetta di forma e sostanza: non è proprio nella piccolezza, nella forza della sua fragile trascurabilità, che si trova il cuore della Natività e dunque del presepe?
Il messaggio è ovviamente spirituale, ma forse interroga l’ombelico d’Italia come territorio, stimola una riflessione sulla sua vocazione di “area interna”, invita a ripensare cosa sono “centro” e “periferia”. Una consapevolezza che dovrebbe essere implicita nell’idea, ormai entrata nel senso comune dei reatini, di fare degli ottocento anni del presepe non un punto di arrivo, ma di partenza.
Del resto, come spiegato dal vescovo Vito Piccinonna dal palco del Vespasiano, il messaggio di Francesco nella Valle Santa «resta sempre nuovo e sempre da attuare» e colloca il territorio in una posizione speciale perché «il presepe non è solo nostro, ma di tutti». Non un possesso, dunque, ma un bene da custodire che, come avvenuto con le tante collaborazioni di questi anni, «ritornerà a beneficio di ciascuno».
In attesa di vedere la progettazione per il prossimo anno, l’evento conclusivo ha offerto l’occasione per premiare quanti hanno partecipato ai concorsi, ma anche per guardare al percorso fatto nelle scorse settimane, durante le quali le sedi espositive hanno incrociato la curiosità di migliaia di persone e attivato la partecipazione di tanti artisti e appassionati, oltre a mettere in moto centinaia di bambini e ragazzi delle scuole. E per annunciare un primo segno di continuità, le varie sedi espositive nel centro storico di Rieti, compreso il grande “Presepe emozionale” allestito da Frate Indovino nel Salone del Palazzo Papale, resteranno aperte al pubblico tutti i fine settimana fino al 2 febbraio.
Nel portare il saluto del presidente Rocca, l’assessore regionale Manuela Rinaldi ha espresso una forte emozione: “Questo è un progetto che conosco fin dall’inizio, ho collaborato alla sua nascita già sette anni fa. Abbiamo tagliato un traguardo importate: i presepi in Vaticano sono stati il culmine di un percorso lungo che abbiamo fatto tutti insieme, al quale ha creduto non solo la Diocesi, ma anche i territori con i comuni di Greccio e Rieti in prima linea. Questo percorso settennale si chiuderà il 2 febbraio: la Regione sarà presente a un evento che stiamo organizzando per lanciare l’avvio dei percorsi francescani, dei cammini dell’Anno Santo e del Giubileo. Siamo nel cuore di un percorso che va da Roma a Assisi. Quindi non siamo alla fine, ma al centro di qualcosa che parte da un lavoro che è stato visto in tutto il mondo e ha acceso un riflettore importante su tutta la regione. Non dobbiamo spegnere questa luce perché il territorio lo merita e tutti dobbiamo contribuire”.
“Anche quest’anno abbiamo intuito la freschezza e la ricchezza di cui è portatore san Francesco, un uomo che ha vissuto il Vangelo imitando la vita di Gesù fino in fondo. È stato fondamentale rimettere al centro del territorio reatino questa intuizione con la Valle del Primo Presepe, perché è innanzitutto un’opera di evangelizzazione e ce lo fa capire papa Francesco con l’esortazione Admirabile signum”, commenta il ministro della Provincia San Bonaventura dei Frati Minori, padre Luciano De Giusti: “Insieme abbiamo sperimentato la bellezza di questo messaggio che la Valle del Primo Presepe deve continuare a donare guardando anche oltre questi ottocento anni. È un modo per farsi guidare da Francesco che ci spinge a vivere con fedeltà al Signore, a cercare la pace”.
“In questi sette anni – dice il sindaco di Greccio, Emiliano Fabi – la Valle del Primo Presepe si è rivelata uno straordinario evento spirituale, culturale e turistico che ha visto nell’ottocentenario del primo presepe il punto di partenza di un lungo percorso di celebrazioni che proseguirà fino al 2026, passando per il Giubileo del 2025. Greccio, come avvenuto per le celebrazioni del primo presepe, è pronta a dare il massimo per collaborare a ricordare al meglio gli ottocento anni delle stimmate in questo 2024, il Cantico delle Creature nel 2025 e l’ascesa al cielo del santo nel 2026 nella città di Assisi, con cui Greccio è gemellata nel nome di Betlemme”.
“Mentre volge al termine – aggiunge il sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi – la settima edizione della Valle del Primo Presepe ci riempie di orgoglio per una programmazione che ha animato la Valle Santa dagli ultimi giorni di novembre, con eventi di grande qualità, capaci di coinvolgere reatini e turisti e anche per la sua degna conclusione nel nostro splendido Teatro Flavio Vespasiano. Un successo che impone di volgere subito il pensiero al prossimo anno, ancora nel segno del Presepe e di Francesco”.