Famiglie reatine sempre più povere. Negli ultimi quattro anni perse due posizioni nella classifica del Centro Tagliacarne di Unioncamere
Rieti continua a perdere terreno in termini di reddito famigliare pro capite. In quattro anni dall’inizio del 2019 alla fine del 2022 ha perso due posizioni nella classifica stilata dal Centro studi Tagliacarne di Unioncamere, l’analisi che misura la capacità di spesa della popolazione residente in Italia.
I dati. Non è bastato alle famiglie reatine aumentare il reddito medio dai 13.886 euro del periodo del precovid (2019) ai 15.565 euro del 2022 (più 10,4%), scivolando così al 91esimo posto su 107 province analizzate dal centro studi. La provincia reatina si colloca dopo quella leccese, che recupera invece quattro posizioni e presenta un reddito medio di 15.596 euro; un dato che dimostra come il processo di meridionalizzazione di alcune aree interne del centro Italia sia ormai un dato acquisito.
Nel Lazio, la performance peggiore – nonostante un recupero di due posizioni – spetta a Frosinone, che si attesta al 99esimo posto, con 14.593 euro per ogni famiglia, mentre la posizione migliore, sempre a livello regionale, la raggiunge la Capitale: 12esima. Le famiglie romane presentano un reddito medio di quasi 10mila euro in più di quelle reatine, e precisamente di 24.581 euro a nucleo familiare. Segue Viterbo con 17.576 euro e poi Latina con 17.422, rispettivamente 73sima e 74esima. Le due province laziali perdono tuttavia una posizione a testa nella classifica dell’istituto Tagliacarne. A livello nazionale, è sempre Milano con 32.855 euro per abitante in cima alla graduatoria delle province italiane, seguita da Bolzano (27.966 euro) e da Monza-Brianza (27.520 euro).
Sul fronte opposto, gli ultimi posti sono tutti occupati da province meridionali, con Enna che chiude la classifica con 13.701 euro, preceduta da Agrigento (13.725 euro) e Caserta (13.923 euro). Ma nel complesso il reddito disponibile pro-capite al Sud ha recuperato terreno: se i 14.432 euro del 2019 rappresentavano il 74,9% del valore medio italiano, i 16.046 euro del 2022 ne costituiscono il 76%. La graduatoria del centro studi Tagliacarne vede la presenza di ben sei province meridionali tra le prime dieci per variazioni di reddito registrate nel 2022 rispetto al precovid. Dopo Caserta (+14,2%), La Spezia (+13,8%) e Potenza (+13,1%) che conquistano posizioni, troviamo Lecce e Trieste (+12,5%), Sud Sardegna (+11,9%), Latina (+11,8%), Enna (+11,4%), Grosseto (+11,3%) e Oristano (+11,2%). Nelle ultime posizioni per tasso di crescita, Prato mostra un incremento di appena l’0,3% nei quattro anni analizzati, ma andamenti contenuti si registrano anche a Firenze (+1,4%), Fermo (+2,8%), Novara (+3,1%), Sondrio e Aosta (entrambe +3,5%).
L’andamento. Ma la riduzione della forbice tra Sud e resto del Paese messa in luce dai tassi di crescita del reddito disponibile delle famiglie è anche il frutto di un peggioramento delle condizioni reddituali delle province del centronord. A pesare nel Reatino, anche l’età media avanzata, che ha ormai superato i 47 anni: quasi un residente su tre nella provincia sabina, il 29,9 per cento, percepisce un trattamento pensionistico. Quest’ultimo, ovviamente, in media, si rivela inferiore a uno stipendio. Questo fattore, unitamente alla ormai diffuse difficoltà delle aree interne determina un reddito medio disponibile per le famiglie tra i più bassi a livello nazionale.